Syd Barrett è stato molto più che un semplice musicista: è stato un alchimista sonoro, un poeta psichedelico e l’anima originale dei Pink Floyd. In soli tre anni di attività musicale attiva, Barrett ha lasciato un’impronta indelebile sulla storia del rock, diventando una figura mitica, tanto venerata quanto misteriosa.
Fondatore, frontman, autore e visionario, Syd ha trasformato il pop britannico degli anni ’60 con un’esplosione di creatività lisergica, infantile e inquieta. Ma la sua fiamma bruciò troppo in fretta: travolto da problemi mentali e dall’uso massiccio di LSD, fu costretto ad abbandonare la musica a soli 24 anni.
Roger Keith “Syd” Barrett nasce il 6 gennaio 1946 a Cambridge. Fin da ragazzo mostra un talento naturale per l’arte e la scrittura, oltre a una spiccata sensibilità. Il soprannome “Syd” gli viene dato in adolescenza, in omaggio a un batterista jazz locale.
Studia alla Camberwell School of Art a Londra, dove sviluppa un forte interesse per la pittura e la sperimentazione visiva. In quegli stessi anni, forma una band con alcuni amici, tra cui Roger Waters, Nick Mason e Richard Wright.
Nel 1965 nasce ufficialmente la band Pink Floyd Sound, poi abbreviata in Pink Floyd. Barrett ne è subito il leader creativo, dando alla band:
Il nome (ispirato a due bluesman: Pink Anderson e Floyd Council)
Il sound (psichedelico, surreale, visionario)
L’immaginario (tra Alice nel Paese delle Meraviglie e il dadaismo)
Nel 1967 i Pink Floyd pubblicano il loro primo album:
🎵 The Piper at the Gates of Dawn
Registrato agli Abbey Road Studios negli stessi giorni di Sgt. Pepper's dei Beatles, il disco è il manifesto della psichedelia britannica.
Syd Barrett è autore o co-autore di 10 delle 11 tracce, oltre a cantare e suonare la chitarra solista.
La sua scrittura è un mix di:
Surrealismo
Fantascienza
Nonsense poetico
Visioni infantili e oniriche
Astronomy Domine: un’odissea cosmica sonora
Lucifer Sam: garage rock con venature spy
Interstellar Overdrive: jam strumentale ipnotica
The Gnome e Scarecrow: fiabe psichedeliche
Barrett non si limita alla musica: cura anche l’immagine della band, le luci psichedeliche durante i concerti, e diventa il volto dei Floyd per la Swinging London.
Il successo è immediato. I Pink Floyd entrano nelle classifiche, suonano nei club più all’avanguardia (UFO Club, Roundhouse), e diventano una delle band più innovative dell’Inghilterra.
Nel 1968, a meno di un anno dal successo di The Piper at the Gates of Dawn, la situazione mentale di Syd Barrett diventa drammatica.
Le cause sono molteplici:
Uso massiccio di LSD, spesso in forma pura e incontrollata
Fragilità psicologica preesistente
Pressioni da parte dell’industria musicale
Possibile diagnosi di schizofrenia mai formalmente certificata
Durante i concerti, rimaneva immobile sul palco, senza suonare
Rispondeva con frasi sconnesse o stava in silenzio alle interviste
In studio, ripeteva una singola nota all’infinito (“Have You Got It Yet?”)
Dimenticava testi e accordi, diventando imprevedibile e incoerente
La band, spiazzata, inizialmente cerca di “affiancarlo”.
Nel gennaio 1968 viene reclutato David Gilmour, suo vecchio amico, per suonare al suo posto dal vivo, con la speranza che Syd resti autore in studio.
Ma è chiaro che Syd non è più in grado di partecipare attivamente.
In aprile 1968, i Pink Floyd annunciano ufficialmente che Barrett non fa più parte del gruppo.
Con appena un album all’attivo, Barrett lascia la band che aveva fondato e guidato. Ma la sua eredità artistica... era appena cominciata.
Dopo l'uscita dai Pink Floyd, Barrett tenta una carriera solista, sostenuto — non senza difficoltà — proprio dagli ex compagni David Gilmour e Roger Waters, che cercano di assisterlo in studio.
Il suo primo album solista è un capolavoro fragile, disturbante e intimo.
Brani come “Terrapin”, “Dark Globe” e “Octopus” mostrano una scrittura stralunata, piena di immagini oniriche e melodie sghembe.
L'album è disomogeneo, a volte volutamente “grezzo”: riflette lo stato mentale frammentato di Syd.
Secondo album solista, prodotto da Gilmour e Richard Wright.
Musicalmente più lineare, ma meno ispirato rispetto al primo.
Brani come “Baby Lemonade” e “Dominoes” rivelano un artista che cerca di trovare una voce, ma sembra già stanco del mondo.
Dopo alcune brevi apparizioni pubbliche e interviste imbarazzanti, Syd si ritira definitivamente.
Nel 1972 forma brevemente un trio, Stars, ma l’esperimento fallisce dopo pochi concerti.
Nel 1974 lascia Londra per tornare a Cambridge, dove vivrà con la madre fino alla sua morte.
Da quel momento in poi:
Smette di suonare e di rilasciare interviste
Ritorna alla pittura, la sua prima passione
Rifiuta ogni contatto con l’industria musicale
Per oltre trent’anni, Syd Barrett scompare dalla scena pubblica.
Raramente viene visto in giro, e ogni apparizione viene immortalata dai tabloid. Ma lui non parla, non suona, non cerca riflettori.
Morirà il 7 luglio 2006 a Cambridge, per complicazioni legate al diabete.
Nonostante la sua carriera sia durata solo pochi anni, Syd Barrett ha lasciato un segno profondo nella storia della musica. È considerato:
Il pioniere della psichedelia britannica
Un autore dotato di immaginazione sconfinata
Un esempio di arte pura e incontaminata, non mediata da logiche commerciali
Barrett ha ispirato centinaia di musicisti e band, tra cui:
David Bowie (che lo definì “il vero poeta del rock”)
Blur, Radiohead, The Flaming Lips, Porcupine Tree
Intere generazioni di outsider, freak, sperimentatori
Le sue canzoni sono ancora oggi oggetto di culto.
Il mito del genio fragile ha alimentato leggende, libri, film (The Wall stesso contiene riferimenti a Syd).
Il brano Shine On You Crazy Diamond, composto dai Pink Floyd nel 1975, è un tributo struggente alla sua figura.
Syd Barrett rappresenta il lato più autentico e visionario della musica rock: quello che non cerca consenso, ma espressione.
Nel tour Pink Floyd Immersion, l’eredità di Syd Barrett rivive in arrangiamenti fedeli ma immersivi dei brani dei primi Pink Floyd, con audio quadrafonico, proiezioni, luci e atmosfera unica.
Dai classici di Piper at the Gates of Dawn a Echoes, lo spettacolo celebra tutte le epoche floydiane… partendo proprio dal genio di Syd.