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May 18, 2025 - DA Admin

Syd Barrett

Syd Barrett: il genio fragile dietro la nascita dei Pink Floyd


Syd Barrett è stato molto più che un semplice musicista: è stato un alchimista sonoroun poeta psichedelico e l’anima originale dei Pink Floyd. In soli tre anni di attività musicale attiva, Barrett ha lasciato un’impronta indelebile sulla storia del rock, diventando una figura mitica, tanto venerata quanto misteriosa.

Fondatore, frontman, autore e visionario, Syd ha trasformato il pop britannico degli anni ’60 con un’esplosione di creatività lisergica, infantile e inquieta. Ma la sua fiamma bruciò troppo in fretta: travolto da problemi mentali e dall’uso massiccio di LSD, fu costretto ad abbandonare la musica a soli 24 anni.


I primi anni: tra arte e alienazione

Roger Keith “Syd” Barrett nasce il 6 gennaio 1946 a Cambridge. Fin da ragazzo mostra un talento naturale per l’arte e la scrittura, oltre a una spiccata sensibilità. Il soprannome “Syd” gli viene dato in adolescenza, in omaggio a un batterista jazz locale.

Studia alla Camberwell School of Art a Londra, dove sviluppa un forte interesse per la pittura e la sperimentazione visiva. In quegli stessi anni, forma una band con alcuni amici, tra cui Roger WatersNick Mason e Richard Wright.

Nel 1965 nasce ufficialmente la band Pink Floyd Sound, poi abbreviata in Pink Floyd. Barrett ne è subito il leader creativo, dando alla band:


  • Il nome (ispirato a due bluesman: Pink Anderson e Floyd Council)

  • Il sound (psichedelico, surreale, visionario)

  • L’immaginario (tra Alice nel Paese delle Meraviglie e il dadaismo)


    “The Piper at the Gates of Dawn”: la nascita della leggenda


    Nel 1967 i Pink Floyd pubblicano il loro primo album:


    🎵 The Piper at the Gates of Dawn


    Registrato agli Abbey Road Studios negli stessi giorni di Sgt. Pepper's dei Beatles, il disco è il manifesto della psichedelia britannica.

    Syd Barrett è autore o co-autore di 10 delle 11 tracce, oltre a cantare e suonare la chitarra solista.
    La sua scrittura è un mix di:


    • Surrealismo

    • Fantascienza

    • Nonsense poetico

    • Visioni infantili e oniriche


    🎧 Brani iconici:


    • Astronomy Domine: un’odissea cosmica sonora

    • Lucifer Sam: garage rock con venature spy

    • Interstellar Overdrive: jam strumentale ipnotica

    • The Gnome e Scarecrow: fiabe psichedeliche


    Barrett non si limita alla musica: cura anche l’immagine della band, le luci psichedeliche durante i concerti, e diventa il volto dei Floyd per la Swinging London.

    Il successo è immediato. I Pink Floyd entrano nelle classifiche, suonano nei club più all’avanguardia (UFO Club, Roundhouse), e diventano una delle band più innovative dell’Inghilterra.


    La caduta psicologica: LSD, isolamento e perdita di controllo


    Nel 1968, a meno di un anno dal successo di The Piper at the Gates of Dawn, la situazione mentale di Syd Barrett diventa drammatica.


    Le cause sono molteplici:


    • Uso massiccio di LSD, spesso in forma pura e incontrollata

    • Fragilità psicologica preesistente

    • Pressioni da parte dell’industria musicale

    • Possibile diagnosi di schizofrenia mai formalmente certificata


    Comportamenti anomali:


    • Durante i concerti, rimaneva immobile sul palco, senza suonare

    • Rispondeva con frasi sconnesse o stava in silenzio alle interviste

    • In studio, ripeteva una singola nota all’infinito (“Have You Got It Yet?”)

    • Dimenticava testi e accordi, diventando imprevedibile e incoerente


    La band, spiazzata, inizialmente cerca di “affiancarlo”.


    Nel gennaio 1968 viene reclutato David Gilmour, suo vecchio amico, per suonare al suo posto dal vivo, con la speranza che Syd resti autore in studio.


    Ma è chiaro che Syd non è più in grado di partecipare attivamente.

    In aprile 1968, i Pink Floyd annunciano ufficialmente che Barrett non fa più parte del gruppo.

    Con appena un album all’attivo, Barrett lascia la band che aveva fondato e guidato. Ma la sua eredità artistica... era appena cominciata.


    L’ultima fiamma: la carriera solista (1969–1972)


    Dopo l'uscita dai Pink Floyd, Barrett tenta una carriera solista, sostenuto — non senza difficoltà — proprio dagli ex compagni David Gilmour e Roger Waters, che cercano di assisterlo in studio.


    🎵 The Madcap Laughs (1970)


    Il suo primo album solista è un capolavoro fragile, disturbante e intimo.

    • Brani come “Terrapin”“Dark Globe” e “Octopus” mostrano una scrittura stralunata, piena di immagini oniriche e melodie sghembe.

    • L'album è disomogeneo, a volte volutamente “grezzo”: riflette lo stato mentale frammentato di Syd.


    🎵 Barrett (1970)


    Secondo album solista, prodotto da Gilmour e Richard Wright.

    • Musicalmente più lineare, ma meno ispirato rispetto al primo.

    • Brani come “Baby Lemonade” e “Dominoes” rivelano un artista che cerca di trovare una voce, ma sembra già stanco del mondo.

    Dopo alcune brevi apparizioni pubbliche e interviste imbarazzanti, Syd si ritira definitivamente.
    Nel 1972 forma brevemente un trio, Stars, ma l’esperimento fallisce dopo pochi concerti.


    Il ritiro: arte, silenzio e isolamento


    Nel 1974 lascia Londra per tornare a Cambridge, dove vivrà con la madre fino alla sua morte.
    Da quel momento in poi:


    • Smette di suonare e di rilasciare interviste

    • Ritorna alla pittura, la sua prima passione

    • Rifiuta ogni contatto con l’industria musicale


    Per oltre trent’anni, Syd Barrett scompare dalla scena pubblica.
    Raramente viene visto in giro, e ogni apparizione viene immortalata dai tabloid. Ma lui non parla, non suona, non cerca riflettori.

    Morirà il 7 luglio 2006 a Cambridge, per complicazioni legate al diabete.


    L’eredità di Syd Barrett: il diamante pazzo del rock


    Nonostante la sua carriera sia durata solo pochi anni, Syd Barrett ha lasciato un segno profondo nella storia della musica. È considerato:


    • Il pioniere della psichedelia britannica

    • Un autore dotato di immaginazione sconfinata

    • Un esempio di arte pura e incontaminata, non mediata da logiche commerciali


    Barrett ha ispirato centinaia di musicisti e band, tra cui:


    • David Bowie (che lo definì “il vero poeta del rock”)

    • Blur, Radiohead, The Flaming Lips, Porcupine Tree

    • Intere generazioni di outsider, freak, sperimentatori


    Le sue canzoni sono ancora oggi oggetto di culto.
    Il mito del genio fragile ha alimentato leggende, libri, film (The Wall stesso contiene riferimenti a Syd).
    Il brano Shine On You Crazy Diamond, composto dai Pink Floyd nel 1975, è un tributo struggente alla sua figura.

    Syd Barrett rappresenta il lato più autentico e visionario della musica rock: quello che non cerca consenso, ma espressione.


    🎫 Vivi la psichedelia di Syd Barrett dal vivo

    Nel tour Pink Floyd Immersion, l’eredità di Syd Barrett rivive in arrangiamenti fedeli ma immersivi dei brani dei primi Pink Floyd, con audio quadrafonico, proiezioni, luci e atmosfera unica.

    Dai classici di Piper at the Gates of Dawn a Echoes, lo spettacolo celebra tutte le epoche floydiane… partendo proprio dal genio di Syd.