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May 17, 2025 - DA Admin

More

More: il lato sperimentale e cinematico dei Pink Floyd


More, pubblicato nel giugno 1969, è il terzo album in studio dei Pink Floyd e la colonna sonora dell’omonimo film diretto da Barbet Schroeder. A differenza dei lavori precedenti, questo disco nasce come progetto cinematografico, offrendo alla band l’occasione di esplorare nuove sonorità e di cimentarsi con composizioni che spaziano tra generi differenti.

"More" rappresenta un momento di grande sperimentazione: è il primo album senza Syd Barrett a tutti gli effetti, con Roger Waters e David Gilmour che iniziano a emergere come forze creative dominanti. L’album è una raccolta di brani che vanno dal folk acustico al rock psichedelico, fino a sonorità più dure che anticipano future evoluzioni della band.


Un laboratorio sonoro: tra folk, rock e sperimentazione


A differenza dei concept album successivi, "More" si presenta come una raccolta di brani eterogenei, legati alla narrazione visiva del film ma capaci di vivere anche autonomamente. Brani come "Green Is the Colour" e "Cymbaline" mostrano il lato più delicato e intimista della band, con atmosfere malinconiche e testi introspettivi.

Allo stesso tempo, pezzi come "The Nile Song" e "Ibiza Bar" sorprendentemente spingono verso un hard rock aggressivo, ben lontano dalle atmosfere sognanti di "The Piper at the Gates of Dawn". Questi brani rappresentano una delle parentesi più “heavy” della discografia pinkfloydiana.


L’uso della musica come elemento narrativo


Essendo una colonna sonora, "More" si presta a sperimentazioni sonore che accompagnano le immagini del film. Tracce strumentali come "Quicksilver""Main Theme" e "More Blues" evidenziano il lato più ambient e sperimentale della band, creando paesaggi sonori che anticipano lavori come "Meddle" e "Obscured by Clouds".

Questa libertà compositiva permise ai Pink Floyd di affinare tecniche che avrebbero poi applicato nei grandi concept album degli anni ‘70, consolidando la loro identità come pionieri della musica atmosferica e immersiva.


More: il primo passo senza Syd Barrett


"More" segna un momento cruciale nella storia dei Pink Floyd. Con Syd Barrett ormai fuori dal gruppo, i membri rimanenti dovettero ridefinire il loro sound e il loro ruolo creativo. David Gilmour, in particolare, assume un ruolo sempre più centrale come chitarrista e voce principale, mentre Roger Waters inizia a esplorare tematiche più personali nei testi.

Nonostante la sua natura di colonna sonora, "More" contiene tutti gli elementi che faranno la fortuna della band: sperimentazione sonora, atmosfere immersive, e una costante tensione tra melodia e rumore.


L’eredità di More nei concerti Pink Floyd Immersion


Nei concerti di Pink Floyd Immersion, il repertorio di "More" viene omaggiato soprattutto per la sua capacità di creare atmosfere avvolgenti. Brani come "Cymbaline", con le sue sonorità eteree, si prestano perfettamente alle proiezioni e agli effetti quadrafonici che caratterizzano lo spettacolo.

La varietà stilistica dell’album permette di offrire al pubblico un viaggio sonoro che abbraccia le diverse anime dei Pink Floyd, mantenendo vivo lo spirito sperimentale che ha reso unica la loro produzione.


Conclusione


"More" è un album spesso sottovalutato, ma fondamentale per comprendere l’evoluzione dei Pink Floyd. È il disco in cui la band si mette alla prova senza Syd Barrett, sperimentando nuovi linguaggi musicali e consolidando il proprio stile. Un’opera che, sebbene nata per il cinema, ha avuto un impatto duraturo nella storia della band.

Se vuoi rivivere l’atmosfera psichedelica e immersiva dei Pink Floyd, non perdere i concerti di Pink Floyd Immersion, dove la musica si trasforma in un’esperienza multisensoriale.