Se c’è una figura che ha definito il suono dei Pink Floyd dopo Syd Barrett, quella è senza dubbio David Gilmour. Chitarrista, cantante, autore e produttore, Gilmour ha attraversato oltre cinque decenni di musica, lasciando un’impronta inconfondibile con il suo stile elegante, emotivo e tecnicamente impeccabile.
Conosciuto per i suoi assoli “che parlano”, per l’uso magistrale del delay e del sustain, e per la sua voce calda e malinconica, Gilmour è diventato un simbolo della musicalità raffinata e profonda del progressive rock. Ma chi è davvero David Gilmour?
David Jon Gilmour nasce il 6 marzo 1946 a Cambridge, in Inghilterra. Figlio di un docente universitario e di una montatrice di film per la BBC, cresce in un ambiente colto e stimolante. Sin da giovane mostra un talento naturale per la musica e si avvicina alla chitarra durante l’adolescenza, ispirato da artisti blues e rock and roll americani come Lead Belly, Hank Marvin, B.B. King e The Beatles.
Nei primi anni ’60 suona in alcune band locali tra cui Jokers Wild, gruppo semiprofessionale con cui incide anche un EP. Durante questo periodo stringe amicizia con Syd Barrett, compagno di scuola e fondatore dei Pink Floyd.
Nel 1967, mentre Barrett mostrava i primi segni di instabilità mentale, i restanti membri dei Floyd (Waters, Wright e Mason) decisero di coinvolgere Gilmour come chitarrista di supporto. In pochi mesi, David prese di fatto il posto di Syd, diventando membro ufficiale della band a tutti gli effetti.
Dopo l’uscita di Syd Barrett, i Pink Floyd affrontarono un periodo di transizione. Gilmour portò subito equilibrio e direzione artistica. Il suo stile chitarristico melodico, ricco di sfumature e atmosfera, sostituì l’approccio più istintivo e psichedelico di Barrett.
I primi album in cui Gilmour figura come membro ufficiale sono A Saucerful of Secrets (1968), More (1969) e Ummagumma (1969). Ma fu con Meddle (1971) e il brano Echoes che la band consolidò una nuova identità, aprendo la strada al loro periodo più creativo e di successo.
Nel 1973 arriva l’apice: The Dark Side of the Moon. Gilmour contribuisce con:
La co-scrittura di “Time” e “Breathe”
L’iconico assolo di “Money”
Una produzione impeccabile, con un suono rivoluzionario per l’epoca
The Dark Side of the Moon fu un successo planetario: oltre 45 milioni di copie vendute, 741 settimane nella Billboard 200 e un punto di non ritorno per il rock progressivo.
Nel 1975 arriva Wish You Were Here, dove Gilmour è ancora protagonista, soprattutto in Shine On You Crazy Diamond è nella title track: uno degli assoli più intensi mai scritti nella storia della musica.
Con Animals (1977) il peso compositivo si sposta verso Roger Waters, ma Gilmour lascia comunque il segno in Dogs, un brano epico di oltre 17 minuti che mette in luce tutta la sua maestria tecnica.
Infine, in The Wall (1979), pur in un clima di tensione interna crescente, Gilmour regala il suo capolavoro assoluto: l’assolo di Comfortably Numb, spesso definito “l’assolo perfetto” per espressività, costruzione melodica e potenza emotiva.
Alla fine degli anni ’70, i rapporti all’interno dei Pink Floyd si erano logorati. Roger Waters aveva assunto il controllo creativo quasi totale, relegando Gilmour a un ruolo più esecutivo, pur lasciandogli ancora spazio per gli assoli e l’interpretazione vocale.
Nel 1983, con The Final Cut, Waters è autore unico e Gilmour compare solo come chitarrista e corista. L’album segna il punto di rottura. Poco dopo, Waters annuncia pubblicamente lo scioglimento della band.
Ma Gilmour non accetta la fine del gruppo. Insieme a Nick Mason, decide di portare avanti il nome Pink Floyd, coinvolgendo nuovamente Richard Wright. Ne nasce un’accesa disputa legale con Waters, che alla fine perde i diritti sul nome della band (pur mantenendo alcuni diritti su The Wall).
Nel 1987 esce A Momentary Lapse of Reason, il primo album dei “nuovi” Pink Floyd con Gilmour al comando. Anche se accolto con reazioni contrastanti dalla critica, l’album è un successo commerciale clamoroso, e viene supportato dal Delicate Sound of Thunder Tour: 198 date in tutto il mondo e milioni di spettatori.
Nel 1994 arriva The Division Bell, considerato da molti come il miglior album dei Pink Floyd post-Waters. Gilmour scrive brani come High Hopes, Keep Talking, Coming Back to Life, dove emerge tutta la sua maturità artistica e una rinnovata coesione con Wright e Mason.
Il tour che segue, documentato nel live Pulse, è un trionfo mondiale. Concludendo con un’apoteosi al Earls Court di Londra, Gilmour dimostra che la band può ancora essere un’esperienza viva, innovativa e toccante.
David Gilmour non è un chitarrista “veloce” nel senso virtuosistico del termine, ma è considerato uno dei più espressividella storia. La sua forza sta nella melodia, nella costruzione narrativa degli assoli, e nell’uso sapiente di effetti che non oscurano il tocco umano, ma lo esaltano.
Phrasing vocale: le sue frasi chitarristiche sembrano cantate, come se la chitarra avesse una voce propria.
Bending e vibrato: marchi di fabbrica. Ogni nota viene curvata con estrema sensibilità.
Uso dello spazio: Gilmour non riempie ogni secondo di note, ma lavora sul silenzio e sul respiro.
Delay e riverbero: effetti centrali nel suo suono, specialmente nei live. Il delay analogico e il digital delay (come il Binson Echorec, poi il Boss DD-2 e il TC Electronic 2290) creano quel senso di eco controllato che caratterizza pezzi come Run Like Hell o Another Brick in the Wall Pt. 1.
The Black Strat: una Fender Stratocaster nera del 1969, modificata nel corso degli anni, diventata iconica. È stata venduta all’asta benefica nel 2019 per oltre 3.9 milioni di dollari.
Fender Telecaster: usata in brani come Run Like Hell.
Gibson Les Paul Goldtop: per alcune registrazioni in studio.
Lap steel guitar: strumento fondamentale in High Hopes, One of These Days, Breathe.
Amplificatori: Hiwatt Custom 100, Fender Twin Reverb
Pedali: Big Muff, Electric Mistress flanger, Uni-Vibe, Chandler Tube Driver
La sua pedaliera è famosa per essere una delle più complesse e raffinate del rock, ma ciò che conta è il suo tocco unico. Anche con una strumentazione minimale, Gilmour riuscirebbe a suonare... come Gilmour.
Oltre alla carriera con i Pink Floyd, David Gilmour ha costruito un percorso solista intenso, raffinato e spesso sottovalutato. Pur non prolifico in termini di numero di album, ogni sua uscita è un evento.
Il suo primo album solista, pubblicato durante una pausa dei Floyd tra Animals e The Wall, mostra un Gilmour più intimo e diretto. Il disco contiene:
“There’s No Way Out of Here”
“So Far Away”
“Mihalis” – strumentale psichedelico
Il sound è caldo, meno elaborato rispetto alle produzioni floydiane, ma conserva la sua anima melodica e chitarristica.
Più eclettico e anni ‘80 nel sound, include collaborazioni con Pete Townshend degli Who e testi molto critici nei confronti di Roger Waters:
“Blue Light”
“Murder”
“Out of the Blue”
Gilmour qui riflette la sua visione personale del distacco dai Floyd.
Dopo oltre 20 anni, Gilmour torna con un album elegante, raffinato, che raggiunge la vetta delle classifiche in UK.
Registrato tra Inghilterra e la sua casa in Toscana, è un’opera matura, lirica, con atmosfere ambient e jazzate. Collaborano David Crosby e Richard Wright (una delle sue ultime performance).
Altro disco solista, più vario stilisticamente, con testi scritti in collaborazione con la moglie Polly Samson. Include:
“Today”
“A Boat Lies Waiting” (dedicata a Wright)
“In Any Tongue” – una delle più potenti degli ultimi anni
Uno dei momenti più simbolici della carriera di Gilmour è il ritorno all’anfiteatro romano di Pompei, 45 anni dopo il leggendario film-concerto dei Pink Floyd del 1971.
Questa volta con pubblico presente, Gilmour realizza uno show spettacolare, alternando classici Floyd a brani solisti.
Un evento storico, registrato in 4K con audio 5.1, divenuto film e doppio album live.
David Gilmour non è semplicemente uno dei chitarristi più apprezzati della storia: è un’icona di eleganza musicale, un maestro di emozione e misura. In un’epoca in cui la velocità e il virtuosismo erano spesso sinonimo di bravura, Gilmour ha sempre scelto un’altra via: quella della nota che arriva dritta al cuore.
Il suo impatto culturale è profondo:
Ha influenzato generazioni di chitarristi: da John Frusciante a Steven Wilson, da Slash a Ed O'Brien dei Radiohead.
Le sue frasi melodiche sono studiate nei conservatori e reinterpretate in tutto il mondo da tribute band e solisti.
È stato inserito in tutte le classifiche dei “Migliori chitarristi di sempre”, anche se per molti fan... è il numero uno.
Ma oltre la tecnica e la fama, David Gilmour è un artista che ha sempre fatto scelte etiche:
Ha partecipato a progetti umanitari e raccolto fondi per beneficenza (es. l’asta delle sue chitarre nel 2019 ha raccolto oltre 21 milioni di dollari per la lotta al cambiamento climatico).
È rimasto sempre fedele a se stesso, lontano dai riflettori quando non necessario, privilegiando la musica alla spettacolarizzazione.
Il suo contributo ai Pink Floyd, alla musica rock e alla cultura contemporanea è immenso. E oggi, ogni volta che si ascolta un suo assolo, si è certi di una cosa:
quella chitarra sta raccontando una storia, e lo sta facendo con l’anima.
Scopri lo spettacolo Pink Floyd Immersion, l’unico tributo quadrafonico ad alta fedeltà in Italia che ricrea l’essenza sonora e visiva della band, con particolare attenzione all’eredità di David Gilmour: dai suoi assoli iconici a brani come Comfortably Numb, Shine On You Crazy Diamond e High Hopes.